"Queste righe vogliono essere un viaggio più o meno psichedelico che parte dai meandri del cinema porno, si avviluppa intorno ai cardini della violenza e sublima nella valenza dell'ossessione dello sguardo. Si narra di quel cinema sporco, mai immaginato dai fratelli Lumière, di quei frame trasudanti significati reconditi o espliciti, sospinto da un focus sulle pellicole ritenute soggettivamente più espressive, stimolanti, anestetizzanti o forse semplicemente più divertenti."
"Morbosità e cinema - un secolo di storie turpi" vuole farvi sbirciare dentro un oblò oltre il quale galleggiano cento anni di società e folclore. Un impietoso sguardo rivolto verso eventi caustici che sembrano voler spingere l'uomo a rintanarsi di fronte alla televisione o nel silenzio di una sala, per non vedere oltre, dimenticando ciò che lo attende fuori. Gemiti di passione, fremiti, urla disperate e sussurri, confluiscono nel cinico scorrere delle immagini di film. "Gola profonda" come "Cannibal holocaust", "Immagini di un convento" come "Velluto blu", "L'ultima orgia del Terzo Reich" come "Un chant d'amour", divengono anfratti dove nascondersi, affilando lo sguardo e graffiando le labbra con i denti.