Friedrich Glauser (1896-1938), autore “maledetto”, succube della morfina, è vissuto tra un ricovero in cliniche psichiatriche e carcere, tra una disintossicazione e l’altra. Bisogna partire da qui se si vuole apprezzare questo libro. Ciò che racconta sono i capitoli di un viaggio. Il percorso di una vita disperata. Glauser è alla ricerca di sé. Non trovandosi si offre alla droga. Senza rimpianti, né autocommiserazione. Il suo è un viaggio di cui conosce le tappe.
Sono una ventina i frammenti della sua vita illustrati in queste pagine. Sono scritti come se ne fosse testimone e non protagonista. Un film a episodi commentato da uno spettatore. Non c’è un ordine cronologico. Si va dal rapporto con le droghe al liceo, frequentato al Collège de Genève e da cui fu espulso, oltre che per i pessimi voti, per aver scritto un articolo che massacrava le velleità letterarie di un professore; dalla clinica psichiatrica di Burghölzli, a Zurigo, in cui fu a lungo ricoverato, al periodo vissuto nella Legione straniera, sino al soggiorno a Nervi, in Liguria, dove muore il giorno prima delle sue nozze.