Il pugile più grande di tutti i tempi è nato il giorno in cui un dodicenne in lacrime è entrato in una palestra per imparare a tirare pugni e farla pagare allo sconosciuto che gli aveva rubato la bicicletta. In pochi anni, quel ragazzino venuto al mondo col nome di Cassius Clay è diventato una leggenda immensa, fuori e dentro il ring, l'unico a cui la gente rivolgeva domande come a un filosofo.
Da quando, giovanissimo, ha fatto irruzione sulla scena mondiale alle Olimpiadi di Roma, conquistando l'oro, la storia della boxe è cambiata, e non solo quella. Tre volte campione mondiale dei pesi massimi, non ha solo portato grazia e bellezza sul quadrato, ma si è imposto come leader per le sue affermazioni lapidarie, le sue scelte coraggiose, le sue battaglie civili. "Nessun vietcong mi ha mai chiamato negro" dichiara quando rifiuta di andare a combattere in Vietnam, decisione che gli costa la revoca del titolo mondiale e della licenza sportiva, e una condanna a cinque anni di carcere. Pochi anni prima aveva ripudiato il suo "nome da schiavo" per prendere quello di
Muhammad Ali, aveva stretto amicizia con Malcolm X e Martin Luther King ed era diventato il campione della lotta alla segregazione razziale nel suo paese e nel mondo.
Fedele alla sua massima - chi a 50 anni vede il mondo come a 20 ha sprecato 30 anni di vita - Ali da campione irruente e spaccone si è fatto un uomo saggio, ascoltato dai grandi della Terra, promotore di pace e solidarietà. Dopo il ritiro, ha continuato a usare la sua fama e persino la sua malattia, il Parkinson, per combattere le disuguaglianze. Ha partecipato a missioni umanitarie in Afghanistan e nella Cuba sotto embargo, è stato uno dei primi a visitare Nelson Mandela dopo la liberazione, ha ottenuto da Saddam Hussein il rilascio di 15 ostaggi poco prima della guerra del Golfo.
Raccontata da Ali stesso e dalle voci delle persone che l'hanno conosciuto e frequentato fino all'ultimo, questa è la biografia ufficiale di un uomo che, sia incrociando i guantoni che nelle battaglie del quotidiano, è stato davvero "Il Più Grande".