Composto esattamente 90 anni fa, nel 1925, appena un quarto di secolo dalla morte del filosofo dello Zarathustra e del superuomo, "Nietzsche" è uno dei tre saggi biografici a cui Stefan Zweig dedicò il suo "La lotta col demone".
Un ritratto della persona e del genio di Nietzsche, piuttosto che un esame accademico o critico della sua opera e della sua filosofia. Fin dalle prime righe lo scrittore austriaco presenta la «tragedia di Nietzsche», una tragedia “senza tempo” e “senza personaggi”. Zweig racconta di un uomo quasi del tutto cieco, tormentato da violenti mal di stomaco e terribili mal di testa, intento a condurre un’esistenza solitaria, separata, girovagando come un «vagabondo dello spirito» in anonime pensioni, ossessionato da cibo, tempo e dalla sua malcerta salute. In Nietzsche però la tragedia della sua esistenza, la sua assoluta solitudine, la sua passione per la verità, sono fatti essenziali e inseparabili dal suo turbinoso sviluppo intellettuale, e dunque fondamentali per comprenderne l’unicità dell’opera e del pensiero. Per questo il magistrale ritratto dell’uomo Nietzsche e della sua tragica traiettoria esistenziale resta ancora oggi un impressionante documento per comprendere in profondità il pensiero del filosofo del superuomo e della volontà di potenza.