Un libro di fotografie per raccontare come vivono gli animali in città siano essi maestosi gabbiani reali o modeste formiche.
Un libro senza didascalie perché ogni fotografia è un racconto, saperle leggerle è importante, ascoltare il grido di disperazione e alienazione che viene da questi animali non è ignorabile.
Il libro è diviso in temi e si apre con i tre tipi d’incontri ravvicinati più comuni o quantomeno ci si augura che così sia. Infatti, nell’ultima tema L’amore, la morte e la speranza, l’incontro ravvicinato con l’animale diviene morte per quest’ultimo. La testa mozzata sorridente, le lingue di fuori irrigidite dalla violenta morte sono il simbolo della razza umana che non ha ancora imparato a vivere senza ammazzare, soprattutto inutilmente.
L’animale in città è l’emarginato per eccellenza, a meno che non sia dipendente o in una sua prigione dorata. Costretto a cibarsi degli scarti di una civiltà che sembra forte e opulenta, l’animale si arrabatta tra immondizia e tecnologia e cerca di sfruttare per le sue esigenze naturali, incomprensibili manufatti.
L’arte di arrangiarsi diviene così modello di vita in quell’ambiente cementificato dove la natura che l’animale ha nel suo istinto è solo un debole richiamo lontano di un parco, un fiume, un lago, un giardino.
I rari momenti in cui l’animale respira di nuovo libertà, gioia di vivere e amore sono l’unica forza vitale che l’animale trova in questa città dove un fiume di automobili non sono solo lo strumento della sua morte, ma anche il continuo frastuono puzzolente che tutto avvolge e tutto sporca...(segue nel libro)