«Bologna, sala di attesa alla stazione centrale. Sono
davanti alla lapide che ricorda le vittime della strage.
“Mi scusi, è un po’ che la vedo assorta davanti a quei
nomi. Perché?” “A quel tempo ero la fidanzata di chi
è stato condannato per aver messo la bomba”».
Una giovinezza buttata al vento. Gettata tra le fiamme di una stagione rovente e tragica.
Raccontata in queste pagine, c’è una storia sconvolgente e vera.
La vita di Elena: una ragazza romana che compie vent’anni sul finire degli anni Settanta.
Viene da una famiglia comunista e antifascista da sempre. Il padre è cronista politico di «Paese Sera», la madre attivista alla sezione del PCI del quartiere. Una sorella impegnata con i giovani comunisti, destinata a diventare un’importante giornalista.
Anche Elena frequenta gli ambienti della sinistra giovanile. Fino a che, un giorno, l’anello che non tiene spezza tutta la catena identitaria, l’errore si insinua nella sua vita e la sconvolge con inaudita potenza.
Si innamora di Livio. Lui è un “nero”, uno di destra, un estremista.
Lei lo segue, senza esitazioni e senza condizioni.
Entra in clandestinità. Accusata di terrorismo, viene arrestata. Comincia una lunga stagione all’inferno: il carcere. Poi l’uscita, il ritorno nel mondo. La paura di non saper più vivere.
Non mi abbracciare è un romanzo-verità unico nel panorama della letteratura italiana attuale.
La generazione degli anni di piombo è raccontata, o meglio testimoniata da un’autobiografia autenticamente maledetta, in cui il personale è più che mai politico e i sentimenti si intrecciano con le ossessioni ideologiche. Mentre la vita di una ragazza poco più che adolescente si perde giorno dopo giorno in un vortice di violenza, recriminazione, disperata ricerca di amore.