Incominciai a scrivere questa storia nella seconda metà dei miei “nove anni in Sinai”. La prima metà è stata documentata dalle mie pubblicazioni precedenti (“L’oro di Dahab” e “Se baci la rivoluzione”), dalla rubrica “Sempre per te scriverò”, online su Sesto Daily News e dal mio blog sulla rivoluzione egiziana (rivoluzionando.wordpress.com) in cui si dispiega passo a passo la mia crescita qui e lo sviluppo di riflessioni e sentimenti verso una delle aree a mio avviso più magiche e misteriose della Terra, accanto alla Patagonia e a tanto Sud America.
La prima parte del libro è quasi un diario di viaggio per introdurre il lettore nell’ambiente quotidiano. Un vissuto in cui potranno identificarsi anche molti italiani che abbiano fatto l’esperienza di espatriare in luoghi caldi e paesi poveri. La seconda parte si sviluppa tra il periodo della cacciata di Morsi, Presidente proveniente dalla Fratellanza Musulmana, e l’installazione di una nuova dittatura militare in Egitto, sotto El Sissi (l’attuale presidente), e approfondisce temi politici e sempre più spesso esistenziali, apre domande e invita a una partecipazione comune, non più solo dell’italiano in un altro paese, ma dell’essere umano in generale.
Nel testo, la poesia si intreccia alla geopolitica, la vita quotidiana al giornalismo, il giornalismo al gioco e al dramma, il dramma alla lirica. E’ un libro diretto, in cui lo stile della “scrittura di getto” si è voluta mantenere coscientemente, in quanto coincidente con la velocità e la rudezza della vita in Medio Oriente. Da leggere tranquillamente tutto d’un fiato, o saltando direttamente sui punti di maggiore interesse, lasciandosi ispirare dai titoli dei paragrafi, che sono delle chicche spesso molto brevi.
Nove anni in Sinai (Medio Oriente, Egitto) portano a un modo totalmente diverso di vedere lo scacchiere mondiale e dunque anche le proprie origini.