Un esercito invisibile di commentatori rinchiusi nelle loro stanzette buie inonda il web di insulti e rancore. Presuntuosi dilettanti esprimono pareri improvvisati su ogni tema dello scibile umano, dalla medicina alla politica, in una gara continua a chi incendia i toni. I social network sono ormai il regno delle prevaricazioni rivolte contro ogni fascia debole: «chi penserà ai bambini?».
Secondo tv e giornali il web italiano nell’anno 2016 è tutto qui: uno spaventoso circo Barnum nel quale si scatena il peggio del Paese, tra insulti, gogne mediatiche, bufale e cyberbullismo. Eppure i media tradizionali si stanno concentrando solo sul rumore di fondo, senza cogliere davvero il punto: ecco la tesi di Antonio Pavolini, tra i primi blogger e podcaster italiani, che in «Oltre il rumore» osserva internet da un’angolazione diversa, isolando il chiacchiericcio monotono di programmi del pomeriggio e opinionisti in cerca di applausi facili.
La visione che ne emerge è quella di un web dove le leve identitarie smuovono sì consensi e insulti, ma anche di un luogo nel quale possibilità sorprendenti sono a portata di mano per tutti i cittadini realmente consapevoli dello strumento che hanno in mano. E mentre nessuno possiede davvero la chiave per gestire internet, il contributo di tutti alla creazione e ricondivisione di contenuti validi può davvero provocare il salto di qualità di un media completamente diverso dagli altri.