“Che si voti o meno, ad alzata di mano o con scrutinio segreto, che i voti si equivalgano o che quello di un operaio valga cinque contadini mentre il borghese non ha diritto di voto (come accadeva nella Russia bolscevica), che i mandati siano imperativi o meno, che vi sia rotazione dei delegati e limitazione delle loro funzioni nel tempo, che essi siano revocabili ad ogni momento, che le minoranze siano rappresentate negli organi di direzione – con voce consultativa o deliberativa –, che chiunque possa convocare un’assemblea, tutti questi punti hanno la loro importanza, ma non toccano l’essenziale: la democrazia separa, poiché il suo principio è di far sopraggiungere un momento originario, un attimo zero di fondazione o di rifondazione. Nello stesso movimento con il quale riunisce cittadini che si limitano a depositare una scheda in un’urna trasparente, con cui convoca degli scioperanti ad un’assemblea generale per interrogarli sul seguito da dare all’occupazione della fabbrica, essa recide gli interessati da ciò che li ha messi in movimento, dunque da se stessi.”