La sola interferenza tra la biografia di Heidegger e gli eventi storici del nostro secolo fu il rettorato all'Università di Friburgo, che il filosofo accettò nel 1933 dietro pressante invito dei colleghi, in un momento drammatico per l'Università e per il Paese. Ormai solo un dio ci può salvare è il titolo che la redazione dello «Spiegel» diede a un colloquio che si svolse trentatré anni dopo, il 23 settembre 1966, tra Heidegger e due inviati del settimanale.
Secondo la volontà di Heidegger, questo testo - in cui risponde alle accuse che gli sono state rivolte - non doveva essere pubblicato se non dopo la sua morte. Grazie a esso, come scrive Alfredo Marini nella sua introduzione, «chi si accontenta di dire che Heidegger è stato 'nazista' può (gli è permesso) farlo; chi però vuol saperne di più può (ha la possibilità di) andar oltre senza che, per l'intenzione o la semplice presunzione di volerlo o poterlo fare, debba sentirsi trasformato a sua volta in 'difensore del nazismo'.»
Ormai solo un dio ci può salvare è un contributo al chiarimento del «caso Heidegger», ma anche il prezioso documento di un pensiero che - venerato o detestato che esso sia - domina la filosofia europea del Novecento.