Pietre di luce è la meta di un viaggio interiore, il primo punto di approdo di un visionario che come gabbiano in perpetuo volo non trova pace in nessun luogo e "balenando in burrasca", cede all’attrazione delle forme che posano, alla quiete della Puglia che indugia, al bianco della calce che tutto aliena e seduce.
Mura e pietre, come possenti braccia materne evocano la dignità e la fierezza delle donne di un tempo, la bellezza sacrale e mozzafiato di una madre come tante, materia che al sole si concede per generare, senza sosta, inattesi ed inesplorati campi di energia e meraviglia.
Geometrie che evocano latitudini aliene. L’homo digitalis le percorre a scatti e versi, nel tentativo audace di giungere, attraverso l’elaborazione di squarci naif, ad un ridimensionamento globale della complessità della vita moderna, delle sue infinite tentazioni e distrazioni, angosce e sviamenti.
Tutto in fondo è cosi semplice!
La luce cosi veloce!
La pietra così materna!