Pietro Favre (1506 -1546), il primo compagno di Ignazio di Loyola, non è uno dei gesuiti più noti. Eppure, senza Favre, senza la sua straordinaria amicizia con Ignazio, la Compagnia di Gesù non ci sarebbe.Il profilo umano e la visione spirituale di Pietro Favre sono ricostruiti in questo volume con un mosaico di contributi – scritti tutti da gesuiti – capaci di cogliere la rilevanza e la modernità di questa figura, che papa Francesco ha proclamato santo, proponendolo come modello e punto di riferimento.Il primo intervento è un grande affresco sulla vita di Favre. A seguire contributi su alcuni aspetti specifici: il suo essere «pellegrino»; la sua visione di «riforma» interiore; il suo sacerdozio vissuto in spirito di discernimento; le parole chiave della sua spiritualità; la sua devozione per gli angeli, fedeli compagni di cammino; la sua sensibilità ecumenica.Pagine dense, per ricostruire le tracce della straordinaria esperienza di un grande gesuita, che ha vissuto la vita come un’avventura umana e spirituale.«Quando, durante la mia intervista di fine agosto 2013, chiesi a papa Francesco quale fosse il suo gesuita preferito, ho avuto un sobbalzo quando ho sentito il nome di Pietro Favre. Perché al Papa piace Favre? Lui mi ha risposto sostanzialmente facendo una lista di ragioni: “Il dialogo con tutti, anche i più lontani e gli avversari; la pietà semplice, una certa ingenuità forse, la disponibilità immediata, il suo attento discernimento interiore, il fatto di essere uomo di grandi e forti decisioni e insieme capace di essere così dolce, dolce...”»