La più evidente funzione di questa silloge è mettere l'animo umano di fronte a se stesso, tenergli davanti uno specchio, come diceva Amleto del teatro, in cui possa riconoscere il suoi vizi e le sue virtù, i suoi valori e le sue paure.
Infatti siamo di fronte ad una poesia che è “descrizione” di un'emozione quand'anche non è descrizione razionale di cose.
Il nocciolo della poesia è, per usare un'espressione elegante, un “cri de coeur”, una reazione a qualcosa che pretende una risposta emotiva.
La poesia, insomma, si fa documento verbale che deve essere visto in rapporto alla storia e alle idee che essa riflette: è esplicita e descrittiva e il suo nocciolo di ipotesi immaginative può facilmente essere enucleato.
Difatti, la “linea di svolgimento” delle liriche è dettata da un gusto per la chiarezza, la franchezza e quindi l'accurato tentativo di evitare giochi puramente sintattici o concettuali, la retorica che si maschera sotto tante specie, l'astrazione dalla realtà.
Con la poesia, insomma, l'autrice entra nel suo mondo e lo sente con tutte le sue fibre; il tono è sincero e nitido sicché il singolo verso vive di una vita propria e possiede un proprio fascino, tant'è che nell'opera si “sentono” trasfuse e tradotte tutte le vocazioni e i sentimenti di una vita che, in qualche misura, nell'opera si sono ricreate.