Un’alba irreale si leva su Phnom Penh, la capitale della Cambogia, il 17 aprile del 1975. Un silenzio gravido di oscure attese accoglie le prime avanguardie dei Khmer rossi che entrano in città. Sono guerriglieri giovanissimi. Sono i misteriosi seguaci di Pol Pot, saltati improvvisamente fuori dalla giungla. Totalmente plagiati dalla folle ideologia di Pol Pot, si apprestano, senza stati d’animo, a ridurre in schiavitù un popolo destinato a subire uno dei genocidi più aberranti della storia. Un popolo che in pochi anni perderà circa 2 milioni di persone. Eppure è ciò che è avvenuto in Cambogia, sotto lo sguardo incurante e pigro delle grandi nazioni democratiche, tra il 1975 e il 1979.