La fabbrica ex Sieci
Progetto di recupero di aree industriali dismesse
La Fabbrica ex-Sieci, dismessa da decenni, è oggetto di studi per recuperare ai cittadini l’importante area, collocata nel centro di Scauri di Minturno, se non addirittura parte del fabbricato. Ad oggi tali studi non hanno portato alla sua riqualificazione ed è anche in scadenza l’affidamento da parte del Comune ad una associazione che avrebbe dovuto rivalutarla con fondi europei.
Da questa sittuazione è nato un interrogativo “teorico” che Giusepe De Renzi si è posto: cosa o come sarà quest’edificio industriale fra 100 anni? La domanda è stata postata su Facebook e ad essa sono giunte risposte e contributi di vario tipo. Essi sono stati raccolti e impaginati da De renzi che, insieme a Mnamon, ha dato vita a questo e-book multimediale.
Giuseppe De Renzi spiega il Progetto
Gli autori del Progetto Berlino dovevano descrivere nel presente un luogo ben preciso, una ex fabbrica di mattoni in stato di abbandono. La Sieci, questo il suo nome, si trova nel mio paese natale, Scauri di Minturno, nel basso Lazio, a 150 chilometri a sud di Roma. Gli autori potevano immaginare come poteva essere stata nel passato e come soprattutto in un futuro ipotetico.
Non tutte le persone che hanno scritto, disegnato, fotografato e composto le varie parti di questo libro sono riuscite a pensare come questo luogo possa essere tra cento anni. Probabilmente perché molti di esse hanno sfruttato questa idea per esprimere le loro esperienze di adesso, spesso anche in maniera ironica e divertente. A me ha fatto sorridere per esempio il termine scelto da Marco Ghiberto nel suo diario. Anziché dire sparecchiare tavola ha usato l’espressione spreparare la tavola!
Ecco: io credo che l’idea di questo Progetto abbia alla fine assolto proprio a questo compito. Ha creato un ponte tra un linguaggio e un altro, tra una dimensione reale presente e una ancora tutta da costruire nel futuro prossimo.
In fondo il futuro è vicino. Cento anni non sono poi molti.
facciata fotografata da ChiomentiNon è uscito un vero e proprio progetto di recupero di aree industriali dismesse, non c’era quell’ambizione. La riconversione e riqualificazione degli edifici industriali appartiene ad altre stanze. In queste si confronteranno architetti, ingegneri, amministratori, curatori del patrimonio paesaggistico, eccetera.
Può essere che daranno un’occhiata al Progetto Berlino? Che ne trarranno qualche spunto fantasioso?
Giuseppe De Renzi, coordinatore del Progetto Berlino
Un’idea, un anno fa
Il progetto Berlino si chiama così perché è nato da una discussione tra Giuseppe De Renzi e Claudio Salvi, svoltasi su Skype in un momento in cui Claudio era a Berlino, appunto.
L’dea è nata sulla base di un altro libro multimediale, Realitas, scritto da De Renzi assieme all’amica Roberta Franz. In esso c’era di tutto: poesie in più lingue, racconti, fotografie, disegni e brani filosofici. Il legame, il filo conduttore, era dato da una storia d’amore tra due persone che si incontrano nella virtualità e imparano a conoscersi nella Realtà.
Il Progetto Berlino ricalca quella idea. Ma a differenza di Realitas mette insieme un album di immagini, emozioni e suggestioni di una ventina di artisti molto lontani e diversi tra loro. In molti casi neanche si conoscevano.
La dedica
Alla musa
dell’alba e della sera,
della poesia e della dolcezza,
creatrice dell’amore e della vita,
dedico per Sempre
Crediti
Hanno partecipato al Libro, coordinati da Giuseppe De Renzi (in ordine alfabetico): Aurora Braga, Gisella Calabrese, Paolo Catenaccio, Michele Chiomenti, Enrico Faraoni, Angelo Farina, Cecilia Ferrero, Luca Fitzgerald, Marco Ghiberto, Mauro I [...]