Al centro delle narrazioni di "Quando arriva domenica" ci sono argomenti che per pigrizia o ipocrisia abbiamo deciso di non affrontare più, semplicemente perché farlo ci metterebbe faccia a faccia con quella parte di noi, più nascosta, che non accetterebbe più compromessi. Quello che viene chiesto, al lettore di quest'opera, è la volontà di recuperare la poesia di ogni giorno, che si è nascosta per non cedere all'insensatezza della realtà. Il suggerimento, il grido silente, è focalizzato sul recupero di quanto c'è ancora di noi, dentro di noi, nel paradosso. Un invito a una partecipazione sociale che inizia, anzitutto, da una partecipazione col proprio sé, recuperato, riappropriato, dalle sensazioni e dal gusto di ciò che proviamo, quotidianamente. Per compiere questo viaggio, tuttavia, bisogna essere capaci di osservare e mettere alla berlina tutte le falsità che affollano la nostra esistenza, assumersi il compito di svelare ciò che è falso, nel lavoro, nella musica, nei rapporti sociali, andando al di là dei ruoli che ciascuno di noi accetta per acquietarsi e procedere sui binari della propria vita, senza pensare.