Soldi. Macchine. Donne. E ancora soldi, macchine e donne: il trionfo del cliché. Con quanta superficialità abbiamo giudicato l’hip hop negli anni, convinti che tutto quello che ne è derivato – la musica, soprattutto – fosse l’esaltazione del superfluo o della visione materiale della vita. Ciò che in parte è vero (ma solo in parte) è frutto di una comprensione tardiva e frivola di una realtà molto più complessa. Da noi l’hip hop e il rap sono giunti in punta di piedi e hanno sfondato il mercato quando il messaggio aveva ormai esaurito il proprio corso. Un ripasso è allora necessario. Non della storia dell’hip hop (che fin troppo esiste in letteratura), bensì delle ragioni sociali che ne hanno favorito l’origine e l’evoluzione. Come ha potuto un movimento nato nei bassifondi e nei ghetti delle metropoli americane conquistare il mondo? Come è riuscito il rap, un’anti-musica per dirla con Wallace e Costello, a scardinare le resistenze culturali e a scalare le classifiche di vendita ovunque? E quali passaggi ne strutturano oggi l’esistenza? Questo libro è un viaggio tra politica e diritti civili, rime e sample. Ma è anche una storia d’amore, a suo modo. Di chi il rap lo ama e di chi il rap lo frega. Perché quando ti cattura, l’hip hop non ti molla più.