La nozione di realismo – fondamentale ed al contempo oggetto di non poche controversie – attraversa tutta l’evoluzione della letteratura e dell’arte occidentale in un percorso che dall’Antichità giunge fino ai giorni nostri. Tuttavia, da un punto di vista storico, il realismo nacque verso la metà del XIX secolo in corrispondenza con i grandi moti rivoluzionari del 1848 che, a partire dalla Francia, si diffusero, in modo più o meno sensibile, nel resto dell’Europa. E di tale realismo ottocentesco (a livello delle arti visive ed in particolare della pittura) questo libro ne ripercorre i lineamenti essenziali ponendone preliminarmente in evidenza le origini e i fondamenti nelle teorie estetiche e letterarie dell’epoca. L’itinerario messo a punto dall’autore – in un’ottica di sintesi interpretativa – inizia dal naturalismo prerealista dei paesaggisti della cosiddetta École de Barbizon (Corot, Rousseau, Daubigny...) per poi passare alla tematizzazione delle poetiche (facedone emergere comparativamente analogie e differenze) dei tre grandi protagonisti del realismo francese dell’Ottocento costituiti da Courbet (ideologo e guida del movimento), Millet (maestro venerato da Van Gogh) e Daumier (significativo anticipatore, fra l’altro, dell’espressionismo del XX secolo). Ma, dalla Francia, il libro approda, nella sua parte finale, all’Italia, affrontando i tratti essenziali del movimento toscano dei “macchiaioli” e delle poetiche di alciuni suoi protagonisti (Fattori, Lega, Signorini...), che, concependo le proprie creazioni in un ideale spazio intermedio fra realismo ed impressionismo (diretto discendente del realismo stesso), hanno dimostrato come la lezione realista non fosse passata invano.