La storia si impara a scuola, ma troppo spesso la storia è un’altra. Fin da piccoli ci raccontano che le vicende dell’Unità d’Italia sono costellate di eroi, atti di coraggio e dimostrazioni di lealtà e abnegazione. Ma è così vero che nel periodo in cui la nostra identità nazionale si è forgiata tutti furono ammirevoli patrioti?
A oltre 150 anni dall’Unità, lo sguardo non ideologico di Lorenzo Del Boca si posa sul nostro passato e ci mostra come l’Italia sia nata male. E non soltanto per il modo affrettato di raggruppare regioni e tradizioni distanti tra loro, ma perché, confusi con quelli che rischiavano la vita per la nazione, si mescolava tutta una genia di arraffatori e ladri la cui principale preoccupazione era arricchirsi in fretta, di truffatori e violenti che giustificavano le proprie azioni in nome del più alto ideale di patria.
Risorgimento disonorato raccoglie le testimonianze più vere, e talvolta scomode, della nostra storia. Dalla morte di Ippolito Nievo, custode della cassa dei Mille in quanto “unico onesto”, vittima con tutta probabilità di un attentato, ad Alfonso La Marmora, che rase al suolo due quartieri di Genova; da Nino Bixio, che a Bronte fece fucilare persino lo scemo del villaggio, alla cruenta conquista di Gaeta del generale Enrico Cialdini, che sparò 500 colpi di mortaio al giorno contro i borbonici indifesi che in teoria doveva “liberare”. E poi l’ammazza-preti Callimaco Zambianchi, la tangente “tricolore” per le ferrovie di Giuseppe Mazzini e le “importantissime missioni” dell’agente segreto Filippo Curletti.
Tutti avvenimenti, questi, di un’Italia poco raccontata, che, spogliati dell’abituale mitizzazione romantico-risorgimentale, risultano, oggi più che mai, fondamentali per comprendere le lacerazioni del nostro presente.