Catalogo della mostra aperta presso le Case Romane del Celio Roma, dal 27 maggio al 27 giugno 2016
Per comprendere il fantastico e fantasioso viaggio antropologico-cosmico dell’artista toscana, ormai da molti anni genovese d’adozione, va tenuto presente quanto indicavo due anni fa. Infatti Roberta Buttini ha sviluppato nel “tempo e spazio senza limiti” il suo “gergo” pittorico con nuovi segni e simboli aggiunti a quelli codificati nel passato, e mi riferisco alla tavola con le tre sequenze verticali della segnaletica di Ieri oggi domani (2010), in cui sulla scorta delle modifiche avvenute dai segni primitivi a quelli odierni ella propone l’ipotesi di come saranno all’inizio del IV millennio, nella fattispecie nel 3004, a dar credito ad un dipinto qui assente, intitolato appunto Archeologia industriale 3004. Le opere del 2015-16 costituiscono una nuova tappa del suo viaggio che ovviamente affonda le radici nelle tappe precedenti, alcune delle quali appositamente vengono riproposte per far meglio comprendere la coerenza del tragitto e le motivazioni insite in esso. Pertanto non solo possiamo individuare nelle sue composizioni gli stessi leit-motiv, tra cui le soluzioni ternarie, non di rado sviluppate oltre, ma anche incontrare la medesima simbologia precedentemente utilizzata, come i due profili di cranio in Homo silicio (2016), che rimandano ai crani Dartiani/Homo sapiens/Homo futurus e relative creazioni (pietra scheggiata e armi in legno, il prototipo del telefono di Bell e la scrittura lineare) con cui, sempre rispettando la norma ternaria, inizia il tragitto espositivo.