Un racconto che si snoda attraverso i sentimenti più autentici, che solo sulla carta prendono
forma, questo è Rosso Magma: una storia individuale e (a)personale al tempo stesso. Una ricerca
di sé nel prossimo. Al lettore valutare ciò che può trovare e ritrovare. Al narratore invece, la
sincerità dei sentimenti delle proprie parole. Al tessitore, anche grossolano, di una trama che solo
la vita ha scritto, infatti, l’arduo compito di fare i conti con le proprie viscere nel vivere e
nell’affrontare ciò che oggi rende queste parole autentiche, vere, in un racconto di sé e del
prossimo. Lungi da pretese “universalistiche”, la poesia espressa in queste pagine si condensa in
un unico calderone che è la vita stessa. Cos’è infatti la poesia se non un fugace e troppo rapido
battito d’ali, come la vita stessa? Questa vita che Rosso Magma racconta, si consuma tra i
tavolini di un bar, tra le strade più abbandonate delle periferie più degradate, tra le famiglie
ormai corrose e consumate, ma ostinatamente rivestite di una semplice apparente serenità.
Queste poesie scavano sotto quelle apparenze e lasciano il campo alla verità, quella più nuda e
più cruda. Tanto nuda da lasciare persino svestito chi scrive, e si spera anche chi avrà modo di
leggere. Quella nudità, seppure imbarazzante, per i nostri tabù sociali, ma unica ad essere priva
di ogni ipocrisia. Solo così prende forma il racconto di sé, che diventa racconto di “noi”. Di visi
anonimi, di storie consumate dal tempo e dalla miseria, dalla povertà e dal freddo d’inverno, che
i cartoni non riescono ad attenuare. Così restano: la Luna, la Notte, il Fuoco e le cicatrici sul
volto e nell’anima. Così rimane dentro per sempre, destinato a non andare più via, anche ciò che
non c’è mai stato. E tra le righe di Rosso Magma si racchiude la vita vissuta tra gli ultimi, dietro
le reti dell’emarginazione, per scelta, per capire, perché è lì che si trova la verità. Ed è in questi
posti e tra queste magre righe che si consuma l’invito o l’augurio o la speranza di Amare le
imperfezioni, perché sono loro a rendere uniche le cose, che diversamente sarebbero tutte uguali.
Amare la fatica della propria borsa carica del peso della vita, presto infatti, pioggia o caldo,
avversità o fortune si giungerà a casa e si potrà riposare. Amare gli occhi dell'uomo randagio,
che guarda e scruta con diffidenza. Amare gli occhi del cane randagio che guarda sperando in
qualcuno che si abbasserà e gli spalancherà le braccia. Se non resta amore per sé, poco importa, a
che serve, infatti, se non per donarlo a chi ne ha bisogno? Amare ciò che si incontra lungo la
propria via, e fermarsi a respirare il profumo dei fiori più piccoli, o ad osservare la fatica delle
formiche più minute. Amare sempre senza stancarsi mai, ma con coerenza.