Per Vujadin Boskov era “cervo che esce di foresta”. Un giocatore istintivo, totale, di uno strapotere fisico-atletico impressionante. Per fermarlo, i difensori avversari gli si aggrappavano ai dreadlocks, le treccine rasta presto divenute un cult tra i tifosi nella Milano ancora da bere di fine anni Ottanta.
Con il gemello diverso Marco van Basten e poi l’altro Tulipano rossonero, Frank Rijkaard, ha regalato al Milan trionfi euromondiali e l’immortalità ad Arrigo Sacchi, l’ayatollah di Fusignano. All’unica Olanda vincente della storia l’Europeo tedesco del 1988.
Fallite le avventure da allenatore, ci resta il ricordo del suo “sexy football”, il Pallone d’oro 1987 dedicato a Nelson Mandela e una gioia di vivere grande quanto il suo sorriso. Perfetto per la tv.