Senza mezze misure, è con la tortura che Sadik costringe una donna sua prigioniera a confessare i crimini di un gruppo di malviventi sulle cui tracce si è gettato.
Ottenute le informazioni desiderate, Sadik con uno stratagemma riunisce in un tenebroso castello i criminali di cui è a caccia per sbarazzarsene a uno a uno e mettere le mani su un favoloso tesoro.
“Sadik è il signore del crimine. Nessuno conosce le sue origini misteriose. Tutto il mondo teme i suoi poteri quasi soprannaturali. È crudele e inafferrabile”. Con queste parole, il 10 marzo 1965 si presenta in edicola questo pocket “nero” uscito sulla scia dei vari precedenti eroi tenebrosi in calzamaglia scura.
La sua di calzamaglia però è davvero speciale. Infatti un’immersione periodica in una soluzione dalla formula segreta, rende il tessuto indistruttibile e di conseguenza invulnerabile chi la indossa.
Sadik si definisce il signore del delitto ma “se la mia strada è costellata di cadaveri è solo perché io anticipo la giustizia degli uomini”. Le sue vittime infatti sono criminali di varia natura che prima o poi avrebbero dovuto pagare il conto alla legge. Legge che qui è impersonata dall’agente speciale Eddy Castle ‒ con le sembianze dell’attore franco-americano Eddie Constantine ‒ che gli dà perennemente la caccia.
Sadik è stato creato da Nino Cannata e realizzato graficamente da Giancarlo Agnello (Gian). Una figura quasi amorale che sposta ancora un po’ più in alto l’asticella della trasgressione raccontata e disegnata che prelude la “rottura” generazionale che si annuncerà di lì a poco, nel 1968.