È la lotta di tutti contro tutti, in cui ognuno vuole diventare colui che sarà il più vicino a me. E io li disprezzo proprio per questo. Tazane ha ventisette anni ed è un’autentica icona rock, una stella della musica sia in patria che all’estero. Arrogante, egoista e violento, è adorato dai fan, condannato dall’opinione pubblica, ma sempre protagonista in TV e sulle prime pagine dei giornali. La sua è una vita di eccessi, di provocazioni, costellata da improvvisi scoppi di collera e da gesti clamorosi sul palco, oltre che nella sfera privata. L’immagine da rocker maledetto sembra costruita ad arte dai media e dai manager dello show business, ma forse – sotto la volubilità di una star capricciosa – si cela un sentimento genuino, un rancore che affiora lento e sordo, il senso di repulsione per un mondo fatto solo di apparenza e di copertine patinate. Quell’odio incontenibile è, insieme al disgusto, l’unica emozione capace di scuoterlo dallo stordimento delle droghe; l’ultima traccia di quello che, prima del successo, era semplicemente Cédric: un ragazzo normale con il sogno di parlare al mondo attraverso le canzoni, e che ora è solo un’ombra destinata a dissolversi sotto i riflettori dell’ennesimo skandalon, quello che segnerà la sua fine.