Ricchissima è la letteratura sul rapporto madre-figlio. Molto più scarsa quella sulla relazione tra un padre e la sua prole. Elemento di spicco nell’organizzazione della famiglia e della società tradizionale, un padre oggi deve necessariamente ripensare il suo ruolo, a cavallo tra due opposti eccessi: essere assente o diventare un “mammo”, un surrogato della presenza femminile.
Ma quella della paternità è in realtà una questione complessa e sfaccettata, non riducibile a questi pochi cliché. Per questo Maurizio Quilici, giornalista che da anni si occupa dell’argomento e presidente dell’Istituto di Studi sulla Paternità, ha analizzato più di quattromila anni di storia alla ricerca dei diversi significati che la figura paterna ha assunto nel tempo: dalla mitologia greca al ruolo misterioso che ricopriva
nella cultura etrusca, dalla centralità nell’antica Roma al modificarsi della sua funzione sociale col cristianesimo, dalla nuova educazione illuminista alla nascita della psicoanalisi
e alla definizione del “complesso di Edipo”, fino alla seconda metà del Novecento
con le contestazioni giovanili, l’emancipazione femminile e la recente “rivoluzione paterna”.
Un viaggio appassionante e singolare nella tradizione culturale europea, raccontata dalla parte del capofamiglia: a volte affettuoso genitore, altre padre-padrone, complice
o antagonista dell’altra metà del cielo. Ma sempre – per assenza o eccessiva presenza – una figura fondamentale con cui fare i conti.