La biografia di Bukowski include due tentativi di lavorare come impiegato, dimissioni a cinquant’anni suonati, “per non uscire di senno del tutto”, e vari divorzi. Al tempo in cui scrive questi racconti Buk ha cinquant’anni, le tasche vuote, lo stomaco devastato, il sesso perennemente in furore. Soffre di emorragie e di insonnia, passa le giornate cercando di racimolare qualche vincita alle corse dei cavalli. Lui, Charles Bukowski, “forse un genio, forse un barbone”. Anzi, “io, Charles Bukowski, detto gambe d’elefante, il fallito”, perché questi racconti sono sempre rigorosamente in prima persona e in presa diretta. Qualunque cosa sia stato, con Storie di ordinaria follia Buk ha donato alla letteratura americana una delle sue avventure più indimenticabili.