"Ho provato a far riemergere da un oblio immeritato storie dimenticate o cancellate dalla memoria. Restituisco così al suo palcoscenico storico e naturale un’umanità semplice, forse ingenua, talvolta astuta e sempre prudente per necessità. Ma un’umanità sorprendentemente tenace e fiera a suo modo, pronta al sacrificio e alla resistenza nello sforzo di difendere con le sue deboli forze un’identità antica e irrinunciabile".
Una canzone satirica cantata nelle piazze e nei mercati, un busto nel chiostro di una chiesa, una vecchia grammatica ebraica in volgare toscano, una pergamena cabalistica: altrettante occasioni per rientrare nell’universo dimenticato del ghetto di Firenze, microcosmo emblematico della vita difficile condotta dagli ebrei italiani nei secoli passati. Piccole storie di piccoli uomini che cercano di sfuggire a un destino di stenti e segregazione ingegnandosi, qualche volta truffando, qualche volta convertendosi, sempre in un altalenante rapporto di attrazione e ripulsa con la società cristiana da cui sono circondati.