Poi glielo dissi. Mi rivolsi a Straccio raccontandogli che avevo imparato anch’io a camminare vicino ai binari fino a dar fastidio ai “treni”. Avevo ricevuto il grande messaggio e finalmente non sentivo più timori nell’accettare la sfida e difendere la mia Gemma di speranza, il mio bocciolo candido e profumato. Ero entrato a far parte di una squadra, la squadra dei pazzi, degli uomini pronti a non rassegnarsi più, degli uomini disposti a perdere “tutto” anche e solo per una parola da dire, magari “l’ultima”, in un mondo di compromessi e speculazioni, di utile e inutile, di budgets e di bilanci da quadrare per forza. Mi ero innamorato anch’io delle asperità, dei guai da affrontare, delle pene da digerire. In me vibrava il desiderio di spendere la mia vita per un mondo più giusto. «I treni cominceranno finalmente a rallentare...» Straccio alzò lo sguardo soddisfatto. «I treni si dovranno fermare!»