Il nuovo romanzo di Cristina Cardone (scrittrice piemontese) è ambientato sullo sfondo di una terra del Sud (Bari e la Puglia in questo caso) assolata ed antica ma allo stesso tempo in luoghi ben meno di “provincia” quali Caracas, la Korea del Nord, Los Angeles, la Siria. E’ un libro ricco di suggestioni e di scorci di bellezza, ahimè, spesso sopiti in chi abita in questa città: San Nicola, Santa Scolastica, il profumo di pulito per le strade di Bari Vecchia, le chianche, Largo Albicocca, la Salita di Santa Teresa delle Donne. Suggestioni che solo uno sguardo nuovo, come quello di Cristina appunto, scevro da contaminazioni di chi invece qui è sempre vissuto, può restituire al barese abitudinario nella loro originale poetica e bellezza.
Per restituire un immagine quanto più possibile vera ritroviamo anche fotogrammi di una Bari più facile, un po’ turistica e divulgativa. Una città che si riconosce nella birra Peroni, nella squadra di calcio (la Bari), nel tormentone metti a Cassano, nelle donne delle orecchiette, nel caffè da andare a prendere a Napoli. Ma ci sono anche spunti ben più urgenti, attuali ed interessanti a comporre il cortometraggio contraddittorio di questa città: “..la mentalità abituata a difendersi dai saraceni..”, “..anni di dominazione turca e ancora si portava sottopelle quel senso di diffidenza che ti deve salvare la vita..” ,“..nomi di famiglie che vanno solo sussurrati..”, “..palazzi.. ..in uno scampolo di periferia. ...tagliati fuori dalla città dal canalone..”, “..balconi ombreggiati da tende verdi..”.
Su una scenografia locale ed internazionale, si muove il barese Saverio Scanni, il personaggio principale del libro, a suo peculiare modo un cittadino del mondo: una sorta di sociologico esempio vivente di “live local, act global”, quasi a riscattarci da un perbenismo provinciale e borghese spesso comodamente ripiegato su se stesso. Saverio, vive, a suo modo, una storia d’amore con una romantica, sognatrice e sincera pittrice senese di nome Artemisia; portando in eredità, in quel rapporto duraturo e fugace, i suoi timori e le sue irrisolutezze, esorcizzate solo mettendo a rischio la propria vita in teatri di guerra.
Ferdinando Liberti