TEODOLINDA
Prima Regina d’Italia
«La principessa, presa una tazza di vino, la porse prima a colui che sembrava il più autorevole, poi la offrì ad Autari, senza immaginare neanche lontanamente che fosse il suo sposo: e Autari, dopo aver bevuto, nel restituire la tazza, sfiorò furtivamente con un dito la mano e si fece scorrere la destra dalla fronte lungo il naso e il viso. La principessa riferì arrossendo la cosa alla nutrice...»
(Paolo Diacono, Historia Langobardorum, libro III, cap.30)
Teodolinda fu regina di una popolazione barbarica, i Longobardi, che invasero l’Italia verso la fine del VI secolo. Rimasta vedova troppo presto, divenne reggente per il figlio ancora giovanissimo.
Fu un personaggio storico di grande rilevanza: ebbe infatti un ruolo di primo piano nel favorire la pacificazione tra la sua gente e la popolazione locale, di tradizione romana. Fondò una chiesa a Monza, nei pressi di Milano, e la impreziosì̀ con magnifici doni. Benché́ senza alcun fondamento storico, il suo nome è legato anche ad un importante simbolo regale: la “corona di ferro”, che secondo la tradizione contiene un chiodo della croce di Cristo, e che fu portata dagli imperatori tedeschi e perfino da Napoleone.
Una donna e una regina il cui mito permane da 15 secoli.
La collana
L’International Inner Wheel Club di Monza C.A.R.F. ha ideato, promosso e sostenuto la realizzazione del progetto culturale “Regine d’Italia – Donne di Potere nell’Italia Medioevale”, collana di narrazioni multimediali dedicata a quattro regine del periodo Medioevale.
Si parte da Monza con Teodolinda (570-627) per arrivare a Canossa nelle Terre di Matilde (1046-1115), a Palermo con Costanza d’Altavilla (1154 - 1198), in Sardegna con Eleonora d’Arborea (1340-1404).
Il progetto ha l’ambizione di tratteggiare le personalità autorevoli di queste regine, facendone emergere la rilevanza politica e la capacità di confronto con i poteri del mondo sullo sfondo inquieto e mutevole del Medioevo, individuando e approfondendo i temi alla cui evoluzione nel corso della storia hanno saputo dare un contributo, nel breve e lungo periodo. E la loro modernità? E’ racchiusa in una frase che Nora Duff riferisce a Matilde ma è perfetta per ognuna di loro: «And in a way, the way of perfect liberty of action, she is curiously akin to the women of our own century» (Nora Duff, Matilda of Tuscany, La Gran Donna d’Italia).