Il rione Testaccio è forse l'ultimo avamposto di una Roma ormai quasi scomparsa. Uno spicchio di città sotto l'Aventino da una parte e il monte dei Cocci dall'altra, tra l'ansa del Tevere a Ripa Grande e la Piramide Cestia, rimasto quasi intatto nell'irresistibile ascesa verso quella dimensione metropolitana che ha travolto lo spirito originario di Roma e dei suoi abitanti nel secondo Novecento. Basta fare quattro passi a Santa Maria Liberatrice, o aggirarsi per i banchi del mercato rionale, o spingersi ai confini, verso il Mattatoio o Campo Testaccio o il Cimitero Acattolico, incontrare i testaccini e parlarci - di politica o dell'amata squadra del cuore non importa - per rendersi conto di come questa realtà abbia mantenuto l'atmosfera umana e popolare che l'ha sempre caratterizzata e di come anche le novità si siano integrate in essa senza alterarne lo spirito.