Sul finire degli anni Sessanta, la musica dei Doors non si limitò a fare da sfondo all'America in rivolta, ma fece da megafono a un'epocale rivoluzione politica e culturale, dando voce alle speranze e agli ideali di un'intera generazione. Dentro un garage di Venice, in California, i quattro membri della band strinsero un patto senza precedenti: i diritti d'autore sarebbero stati divisi sempre in parti uguali e ciascuno avrebbe avuto identico potere di veto sulle decisioni. Tutti per uno, uno per tutti. E per quasi quarant'anni, anche dopo la morte del cantante Jim Morrison, tutte le scelte dei compagni della band furono guidate da quella ferrea etica progressista. Fincbé un giorno lo spirito del rock'n'roll non si scontrò con la sua nemesi suprema - il denaro e così il rapporto leggendariamente egualitario tra i restanti membri dei Doors cominciò a sgretolarsi. In "The Doors", John Densmore, che della band fu batterista dal principio alla fine, racconta la verità sul processo che ha trascinato l'eredità di Jim Morrison in tribunale e ha diviso la band in due fazioni: il tastierista Ray Manzarek e il chitarrista Robby Krieger da una parte, lo stesso Densmore e la famiglia di Morrison dall'altra. Fu proprio Densmore a citare in tribunale i suoi due ex soci, dopo che questi avevano "venduto" una canzone dei Doors per una pubblicità televisiva e avevano formato una nuova band chiamata The Doors (scritto in grande) of the 21st Century (scritto in piccolo) con Stewart Copeland dei Police alla batteria...