Se non fosse stato per l’omicidio nel bosco, che esperienze emozionanti si sarebbe negato in seguito? O si sarebbe salvato dall’inevitabile caducità del nuovo progetto?
Flavio Arzino sgobba da quarant’anni nella fattoria di famiglia, una vita da subito lontana dai libri e dedita orgogliosamente alla terra, all’irrinunciabile trattore, alla felicità della stanchezza di fine giornata. L’unico diversivo, la caccia, che pratica da diverso tempo.
Flavio, da sempre immerso con entusiasmo nei suoi campi agricoli, giunge a detestarli e decide di vendere terreni, macchinari e attività, liberandosi persino della moglie e del figlio. Nelle successive giornate scandite da monotoni gesti si avvicina alla consultazione di un dizionario dal quale si sente immediatamente attratto, tanto da voler imparare le parole più bizzarre. Un passatempo che lo rende apparentemente più colto e che lo riscatta dai pessimi risultati conseguiti a scuola.
E’ grazie alla conoscenza del vocabolario che estrae dalla sua materia encefalica la ridondante frase “Un dilettevole gustoso piacere”, la quale definisce una rinnovata fase di vita le cui azioni, andare, mangiare, sparare, guidare, leggere, viaggiare, fermarsi, sperimentare, urlare, piangere e gioire sono svolte in piena autonomia, senza privazioni, subito, tra un giorno, forse mai. Azioni sempre più pregne di fervore e determinazione che non compirebbe se non fossero alimentate da altri omicidi.