"Il Risorgimento è un campo di forti tensioni, un’epopea lacerata. Ciò che rende particolarmente intricati e duraturi quei conflitti è la loro matrice territoriale: il fatto che si coagulino attorno alla vistosa diversità politica, strutturale e culturale fra regioni settentrionali e regioni meridionali. Quella sorta di confine interno costituisce il cuore stesso dei problemi del Risorgimento. Nata fra Torino e l’Europa, l’unità italiana si compie a Mezzogiorno."
Se l’anniversario dell’Unificazione ha ricordato agli italiani l’importanza del processo che nel 1861 riunisce i territori della penisola in uno stato nazionale, molto c’è ancora da fare per giungere a una sua valutazione spassionata. Soprattutto per quanto riguarda il ruolo del Mezzogiorno. Com’è possibile che il Regno delle Due Sicilie si sia liquefatto davanti a mille volontari guidati da un pittoresco generale in poncho e camicia rossa? Che parte hanno, negli avvenimenti, le iniziative delle popolazioni meridionali o, piuttosto, gli errori dell’élite borbonica? E cos’ha significato, per la storia lunga del paese, la fusione di realtà molto diverse come il Nord e il Sud? Il saggio mette a fuoco i punti salienti di questo sofferto percorso, interpretando in modo innovativo una «questione meridionale» che, dopo aver condizionato fortemente lo stesso Risorgimento, resta tuttora un argomento primario dell’agenda politica italiana.