Questa è una storia che potremmo definire “la storia” d’Italia, senza esagerazioni.
Lo è per quello che avviene e che avverrà dopo, e per tutte le peculiarità e gli intrecci, e i nomi, che partono da cinquant’anni fa e che riecheggiano nella storia recente.
Questa storia è molto semplice, lineare, anche se intricata in un bandolo difficile da sbrogliare; serve un punto di partenza e poi tirare il filo.
Ma è anche possibile partire da un punto qualsiasi di questa storia e poi proseguire.
E allora parto da due storie parallele di due persone che è anche possibile che nella loro vita non si siano mai incontrate nemmeno per caso, ma la fine dell’una sarà il destino e la fine dell’altra.
Ma è importante partire dal principio delle loro vite, perché quell’inizio sarà un pezzo essenziale della loro fine.
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A distanza di otto anni muoiono per questo due uomini così diversi tra loro e pure così vicini, accomunati da un comune senso del Paese e dell’interesse collettivo.
Li accomuna un Paese che troppo spesso non percorre con tenacia la verità sulla propria storia, e lascia soli i propri uomini migliori anche quando lottano per il bene comune in meccanismi troppo grandi per uomini soli.
Nel mezzo delle loro vite, e degli anni tra il 1962 e il 1970 scorre la storia d'Italia, e soprattutto avvengono fatti che ne condizioneranno il futuro, e che soprattutto scriveranno una storia che in base a questa ricostruzione è probabile che vada profondamente riscritta.
Questa inchiesta non è stata "voluta".
E' in qualche modo figlia del caso - mentre lavoravo a tutt'altro, e imbattendomi in fatti e documenti di tutt'altra natura.
Nondimeno - dopo una lunga riflessione - ho ritenuto che questa fosse una "storia da raccontare" e che tutto quello che "si può dire" [al di là del molto altro che ci sarebbe da aggiungere] andava raccontato.
Lo dobbiamo al rispetto della vita di due italiani eccezionali, ed ancor più al lavoro che loro hanno fatto per noi.