Ogni suo intervento crea scalpore. Come i sopralluoghi nei campi di cavolfiori contaminati dall’amianto a nord di Napoli. O come quando si è rivolto al prefetto di Caserta chiamandolo “signora”, senza immaginare – nella sua genuinità – che questo avrebbe suscitato lo sdegno dei “piani alti”. Ma Maurizio Patriciello è un prete di trincea, punta al sodo, e la sua gente lo ama e lo sostiene proprio per questo: per la sua praticità e concretezza unite a una fede inscalfibile.
Questo libro – che mette insieme gli scritti di padre Maurizio Patriciello, alcuni dei quali sono diventati editoriali di «Avvenire» – raccoglie la sua esperienza nella Terra dei fuochi, devastata dalla camorra e dai rifiuti tossici.
«Ma io dei camorristi non ho paura. Lo so, potrebbero uccidermi e forse lo faranno. L’ho messo in conto fin dal primo momento in cui sono stato ordinato prete. Io spendo i miei giorni insegnando ai bambini, ai ragazzi, ai giovani che non debbono temere niente e nessuno quando la loro coscienza è pulita. Ma affinché la lotta sia efficace bisogna sradicare il fare camorristico sin dai più piccoli comportamenti».
Padre Maurizio Patriciello, della parrocchia di San Paolo Apostolo in Caivano, è entrato in seminario a ventinove anni dopo aver lavorato come paramedico in ospedale. È da sempre impegnato in una faticosa lotta contro la camorra, e collabora come editorialista con il quotidiano «Avvenire».