Non dormivo prima, non ho dormito né durante né dopo, per diversi giorni.
Evento irrinunciabile, cosa da compiere… assolutamente, il viaggio a Kabul mi era entrato sotto pelle, stampandosi nella mia vita.
Andata e ritorno in 28 giorni: non è stato uno scherzo, ma non occorre esagerare.
Altri l’hanno fatto. Erano gli Anni ’70.
La cronaca televisiva di oggi continua a portare alla ribalta quei luoghi, dolorosamente. In Afghanistan non c’era e non c’è pace.
Da quelle parti mi hanno preso a sassate e avevano ragione loro.
Cosa andavo a fotografare le donne di una tribù nomade? Stavo rubando la loro identità, le colline di pietra, i deserti di sasso, la rudezza dell’Iran, la polvere e i labirinti di Kabul, i pugnali smisurati e ricurvi alla cintola degli uomini.
Non è la Turchia o l’Iran l’inizio del vero Oriente, ma l’Afghanistan. Segreto, misterioso...