Premessa di ROMANO UGOLINI
Prefazione di VINCENZO PAGLIA
La fama di monsignor Vincenzo Tizzani (1809-1892) è da sempre legata alla lunga ed affettuosa amicizia con Giuseppe Gioachino Belli. Il sodalizio del prelato con il grande poeta, reso memorabile dalla tutela degli autografi dei celebri sonetti affidatigli dal Belli, non fu comunque che un episodio, per quanto importante, nella longeva e feconda esistenza di monsignor Tizzani, conoscitore profondo e disincantato della Roma del suo tempo, assai vicino ai papi Gregorio XVI e Pio IX, mantenendo però sempre un lucido spirito critico, frutto anche di un lungo tirocinio accademico. Entrato giovanissimo tra i Canonici regolari di S.Pietro in Vincoli, dove il Belli era di casa, Tizzani vi divenne abate procuratore generale, prima di essere nominato nel 1843 vescovo di Terni, per far poi definitivamente ritorno nella sua Roma ed occupare l’ufficio di Cappellano maggiore dell’esercito pontificio. Docente di storia della Chiesa alla Sapienza fin dal 1833, il prelato ricoprì anche delicati incarichi di consultore nella Curia Romana, in particolare della Congregazione dell’Indice, ed ebbe un ruolo importante nella vita ecclesiastica, prendendo parte ad eventi significativi, come la redazione del celebre Sillabo ed il Concilio Vaticano I, di cui fu attento e critico memorialista. Ma il Tizzani fu anche uomo generoso e benefico nei vari ambienti sociali della Roma dell’Ottocento, attento ai bisogni del “ricco e del poverello” come scriverà di lui l’amico Belli. La perdita totale della vista, che fu la grande tragedia della sua vita, non fiaccò la tenace volontà dell’uomo avvezzo al ministero sacerdotale ed agli studi austeri. Grande estimatore di Antonio Rosmini che difese coraggiosamente presso Pio IX e Leone XIII, Tizzani continuò infatti ad insegnare alla Sapienza fino al 1870, e a seguire, prima e dopo la caduta del potere temporale, le vicende della Chiesa e della società romana, fino alla morte avvenuta nel 1892. Amico di personalità come Silvio Pellico, Gino Capponi, Gaetano Moroni, Luciano Bonaparte, Antonio Stoppani, Carolina de Sayn-Wittgenstein (la musa di Liszt), Tizzani ha consegnato i ricordi della sua vita in un diario che attraversa gran parte dell’Ottocento, le Effemeridi, di cui inizia con questo volume la pubblicazione integrale.
GIUSEPPE M. CROCE (Messina 1952), dottore in lettere alla Sapienza e in storia ecclesiastica (Ponticia Università Gregoriana), archivista presso l’Archivio Segreto Vaticano dal 1984, è stato anche docente invitato nella Facoltà di Storia ecclesiastica della Pontificia Università Gregoriana, nonché professeur associé nell’Università di Paris IV-Sorbonne. Membro dell’Association française d’histoire religieuse contemporaine di Parigi, e dell’Accademia Ambrosiana di Milano, è autore di numerose pubblicazioni che spaziano dalla storia del monachesimo a quella delle relazioni interconfessionali (La Badia greca di Grottaferrata e la rivista Roma e l’Oriente, Città del Vaticano 1990). Collaboratore di varie riviste italiane ed estere, ha curato l’edizione del Kniga Bytija moego (Il libro della mia vita) dell’orientalista francese Cyrille Korolevskij, opera premiata nel 2007 dall’Académie Française, prendendo anche parte alla redazione di dizionari ed enciclopedie in varie lingue.