Il ’68 e tutto ciò che da esso è nato – la controcultura, il pacifismo, la rivoluzione dei costumi, la sessualità libera – hanno cambiato profondamente il cinema. Il mondo aveva fame di emozioni forti, di dissacrazione, di trasgressione e il cinema, in un certo senso, si incaricò di soddisfare questa esigenza.
Ma il ’68 non riuscì a cambiare la censura, almeno in Italia. Nonostante non potesse prescindere dall’aria nuova che si respirava, essa si mostrò falsamente liberale nelle decisioni e di fatto prigioniera di una normativa che, nonostante lunghe trattative con produttori o distributori, portò spesso al sequestro delle pellicole da parte della magistratura. Tra la realtà, in rapidissima evoluzione, e la sua comprensione da parte delle aule di tribunale, legate a canoni obsoleti e inconsistenti, si era aperto uno iato impossibile da colmare. Fu proprio in questo clima di continui sequestri che nacquero i primi cinema a «luci rosse» e le conseguenti crociate contro il porno.
Ma come si è evoluta la censura italiana dopo il boom dei film per adulti, dagli anni ’80 ai giorni nostri? In quali forme e secondo quali criteri agisce? E in che misura interviene ancora a regolare e condizionare le produzioni odierne?
Anche questo volume – come il primo dedicato agli anni 1947-1968 – è diviso in due sezioni, una di taglio storiografico, l’altra costituita dalle schede dettagliate di tutte le pellicole bocciate (con l’indicazione puntuale dei tagli effettuati e delle manipolazioni richieste dai censori).