Wes Anderson è uno dei più importanti e celebrati cineasti degli ultimi vent’anni (I Tenenbaum, Il treno per il Darjeeling, Moonrise Kingdom, The Grand Budapest Hotel). Dal 1996, anno del suo esordio nel lungometraggio con Bootle Rocket – Un colpo da dilettanti, il giovane autore texano è riuscito a erigere un “suo” mondo immaginario governato da personalissime regole: i personaggi fragili, fumettistici e infantili che assurgono a caratteri universali; la coalescenza di epoche storiche evocate nella curatissima scenografia; la sovraccarica colonna sonora infarcita da una miriade di canzoni pop; la dichiarata tensione demiurgica verso l’amata letteratura; infine la composizione dell’inquadratura che bilancia ossessivamente il rapporto tra lo spazio scenico e i suoi attori (una sorta di famiglia cinematografica: Bill Murray, i fratelli Wilson, Jason Schwartzman ecc). Insomma: un vero e proprio universo parallelo che fagocita innumerevoli riferimenti culturali novecenteschi partorendo, paradossalmente, un’originale e riconoscibile messa in scena. La sotterranea evasione da queste regole, però, fa esplodere costantemente una struggente dimensione sentimentale…
Gli autori di questo libro sono partiti proprio da tali consapevolezze, aprendosi alle più varie suggestioni (il cinema, la moda, la musica, la letteratura, la filosofia ecc.) per offrire al lettore una fertile riflessione critica sugli interessantissimi aspetti del fare-cinema à la Wes Anderson.