Lo Yogasutra attribuito a Patanjali costituisce una delle sei scuole o visioni che si ispirano alla tradizione ortodossa brahmanica. Ricordiamo le altre cinque scuole: quella samkhya, quella nyaya, quella vaisesika, quella mimansa e quella vedanta. Patanjali viene collocato nella metà del II sec. a.C. e la sua esposizione segue una rivelazione primaria. Una prima formulazione di questa filosofia, si suppone sia avvenuta intorno al V-IV secolo a.C., al tempo dei primi secoli delle Upanishad. Nella regione dell'Indo del terzo millennio, prima della nostra era, la comunità originaria preariana già praticava un certo yoga. Tale pratica eccentrica di trance, nel costume sciamanico, non andava d'accordo con il ritualismo ario-brahmanico e costituì uno degli elementi della lotta indiana di classe. La grande etnia dravidica si espresse in questa costruzione filosofica come scienza di compromesso tra varie ed opposte forze di una società in formazione. Il testo che si compone di quattro libri è stato tradotto dallo scrivente dal sanscrito all’italiano pur comparando traduzioni già esistenti presenti nella bibliografia espungendovi lacune e mancanze. La ferma volontà di non inserirvi alcun commento al testo fa sì che non venga in alcun modo colonizzato. Questo solo l’intento del traduttore.