Ancora un imperatore, stavolta Adriano, domina e diventa divino nella terra sacra alle divinità, sulle sponde dell’Ade, a due passi dall’Averno e dalla Sibilla Cumana.
Qui la storia domina anche sui fantasmi che affollano antri e selve di marmo. E qui, nella fumeggiante dimora baiana, Adriano eleverà il canto dell’anima “della stessa sostanza degli spettri”.
Avvincente la descrizione dell’imperatore e delle sue opere in terra flegrea che qui viene fatta da Mario Sirpettino con una prosa che, pur nel pieno rispetto del rigore storico, diventa poeticamente esaltante, autentico canto d’amore verso quei Campi Flegrei eletti a immagine e dimora dell’animo umano.