Nel presente lavoro si cerca di affrontare non solo il nodo fondamentale della deducibilità e della detraibilità relativa alle autovetture e ai loro costi di manutenzione (assicurazioni, carburante, tasse di circolazione ecc…), ma si cerca, con più ampio respiro, di affrontare il seguente argomento: l’autovettura, dall’acquisto alla vendita, passando attraverso le malaugurate ipotesi del redditometro e delle cosiddette ganasce fiscali.
L’autovettura è un semplice mezzo di trasporto, utilizzata per andare in vacanza, per portare i figli a scuola, per fare la spesa e chi più ne ha ne metta, tuttavia, se il proprietario dell’autovettura è anche un titolare di partita IVA, allora da semplice mezzo di trasporto esso si trasforma in “infernale macchina da guerra fiscale”, per tutta una serie di problematiche che iniziano dalla domanda che segue: “L’autovettura è utilizzata dal titolare di partita IVA esclusivamente per lo svolgimento dell’attività o anche per propri fini personali (il c.d. uso promiscuo)?”
Nella pratica quando si chiede al cliente di rispondere a tale domanda, quasi sempre la realtà è riconducibile all’uso promiscuo, pertanto deducibilità dei costi limitata e detraibilità dell’IVA altrettanto limitata, ma la risposta del cliente è invece riconducibile ai seguenti concetti del tipo: “beh, non posso usare l’auto di sabato (o peggio di domenica o il giorno di Natale) per andare dal mio collega ingegnere perché abbiamo una pratica da svolgere insieme?”, oppure “guardi dottore io uso la macchina alle cinque del mattino non per portare mia moglie al lavoro perché fa il primo turno in fabbrica, ma perché portandocela, in fabbrica, mi fermo dal mio amico che ha un negozio di cancelleria e faccio la spesa per l’ufficio”.
Affrontiamo di seguito la differenza fra i concetti di autovettura come bene strumentale ed autovettura ad uso promiscuo e vediamo come la deducibilità dei costi si modifica nella normativa.