L'autore guarda i giudici togati con occhio rispettivamente di avvocato e di giudice, sia pure soltanto tributario, rivestito per lunghi anni. Agli occhi dell'autore i giudici togati si presentano così come la sua sensibilità li ha colti. Volte con ironia. Volte con ammirazione. Sempre con un senso ancestrale di rispetto e, nello stesso tempo, di orgoglio ferito. Ciò che emerge dalla lettura è il senso di potere di una classe che, giudicando, ritiene di essere al di sopra di tutti. Spira dal racconto un senso di malinconia dell'autore per giudici non più presenti, perché deceduti o fisiologicamente in pensione. La lettura è interessante sotto l'aspetto psicologico poiché permette di cogliere dei vari personaggi difetti e virtù, affioranti da un passato vissuto.
"Il romanzo di Giuseppe Todisco si presenta in maniera accattivante. La vicenda è ben condotta, con forza sono colti i personaggi, soprattutto la ragazza e Nicu, pietà e drammaticità sono alternativamente presenti, fino alla conclusione tragica (e la sezione conclusiva mi sembra davvero efficace). Anche lo stile è adeguato all'impianto strutturale del testo, definendosi in un linguaggio scorrevole e piano, con una capacità espressiva che sottolinea di volta in volta i passaggi più intensamente emotivi. Uno scavo nelle ragioni dell'essere, quello di Todisco, che affronta un tema di grande attualità e lo propone in soluzioni narrative d'immediata presa sul lettore". (Giorgio Barberi Squarotti)
GIUSEPPE TODISCO vive a Roma, dopo la prima giovinezza nella nativa Lucania. La sua vocazione primaria, inevitabile come la sua pur tardiva carriera di scrittore dimostra, era quella letteraria. Ma gli eventi, la situazione di esilio per lavoro fuori dalla terra nativa lo hanno portato ad una parallela e intensa vita, prima nell'impiego poi nell'avvocatura. Tuttora egli è il titolare dello Studio Todisco-Nardovino. Nel frattempo, con cinque libri di narrativa, Giuseppe Todisco è una riconosciuta presenza nella nostra letteratura contemporanea, e presso i lettori. Ai romanzi si aggiunge un singolare libro "misto", che include una prima prova poetica, accolta da Bino Rebellato nelle sue prestigiose edizioni, nell'anno 1969. La biografia posta dall'Editore al suo quarto romanzo recava una anticipazione di solo quattro versi della raccolta "Strisce d'ombra": Dov'è quello - dove è quell'altro - morto emigrato - chissà dov'è ora. Con struggente realismo, con una visione storica della vita, in queste parole vi è l'eco, nostalgica ma forte e con visione cosmopolita, dell'intera produzione letteraria del nostro autore. La prosa e le poesie di Todisco rivelano, quale preziosa aggiunta di completezza, limpidi spunti e meditazioni su costume e vita pubblica. Segue a questo libro misto il presente romanzo "Tutto qui" che narra di una ragazza dell'est, condotta in Italia con l'illusione di un lavoro, poi schiava e prostituta. A Todisco sono dedicati saggi di critica autorevole, da Renato Minore a Walter Pedullà, Antonio Piromalli, Giuseppe Selvaggi, Massimo Rendina, Carmine Chiodo. E per "Tutto qui" l'illustre critico Giorgio Barberi Squarotti. L'Autore presiede la Federazione italiana Attività Letterarie della CAPIT, Confederazione di azione Popolare Italiana.
Per i tipi della Gangemi Editore ha pubblicato: "Il funzionario" (1996); "Il silenzio dell'amicizia" (1998); "Un violino in più" (2000); "Strisce d'ombra" (2003); "Tutto qui" (2007).