Il caso dello scatto di anzianità recuperato ai professori della scuola pubblica ha fatto insorgere opinionisti e politici, a difesa di quelli che sono stati chiamati "diritti restituiti", e un decreto del Governo (D.L. n. 3/2014) ha risolto l'imbarazzante vicenda. E' invece sconosciuto ai più il caso dei dipendenti del comparto Regioni e Autonomie Locali oggetto di richieste di recupero di incentivi e premi erogati negli ultimi dieci anni in base alla contrattazione aziendale, perché ritenuta non conforme alla disciplina contrattuale nazionale, oppure a causa di "anomalie" riscontrate nel finanziamento dei Fondi per il salario accessorio.
Anche in questo caso c'è stato un intervento legislativo d'urgenza, il D.L. n. 16/2014, che all'art. 4 definisce regole e modalità per il "graduale riassorbimento" delle somme indebitamente erogate al personale. Il costo dell'operazione è autofinanziato dal personale, perché, detratte le economie derivanti da piani di razionalizzazione organizzativa e riqualificazione della spesa, grava sui Fondi futuri per la contrattazione decentrata, diminuendone le risorse.
Tutto ciò avviene in un quadro, tratteggiato nella Relazione 2012 sul costo del lavoro pubblico della Corte dei Conti, che vede l'andamento delle retribuzioni lorde reali pro capite dei pubblici dipendenti dal 2000 al 2014 in crescita sino al 2006, in linea con quella del PIL, ed un calo dei redditi reali nel 2007 preludio di una caduta, dal 2009 in avanti, sempre più marcata, per tornare nel 2014 a valori analoghi a quelli del 2002.
Cosa è successo di così grave nella contrattazione degli Enti Locali per arrivare a conseguenze così estreme? Quale visione guida i Servizi Ispettivi di Finanza Pubblica nell'esaminare i contratti decentrati? Come si accerta che le somme erogate ai dipendenti siano indebite? Come si misura la produttività di un Comune?
Ascoltando per quanto possibile la voce dei protagonisti, questo saggio si propone di fornire uno strumento di indagine e riflessione, a servizio di quanti sono interessati a interrogarsi sulla "virtuosità" e sulla "tenuta" della contrattazione decentrata, collocandola nel quadro delle fonti e della ratio della riforma del pubblico impiego, felice utopia della ragione pratica che guidò il legislatore tra il 1993 e il 1997.