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Codice delle esecuzioni civili e penali spiegato (Tribuna studium)

Nelle definizioni (commento all’articolo, esempio) sono forniti non solo i concetti ma anche le relazioni logiche tra questi. Ciò consente a docenti e discenti, ma anche ad operatori del diritto, di riflettere proprio sulle relazioni tra essi esistenti (rete cognitiva). La forma esplicativa dei nostri codici è argomentativa-descrittiva: le informazioni sono legate da nessi logici e gerarchici, mentre gli aspetti sequenziali sono rispettati ma marginali, sì da sviluppare, specie fra gli studenti, pensiero critico e strategie di pensiero relazionale. Ciò richiede che il lettore debba tener sempre presente l’aspetto comunicativo grafico, cioè il rapporto spaziale tra ciò che si è realizzato e i limiti della superficie cartacea che lo contiene. Le forme di organizzazione meno sofisticate utilizzate dai lettori (specie dagli studenti del biennio di giurisprudenza) in genere sono quelle “a coppie” (unire i concetti a due a due) o “a lista” (liste o insiemi di concetti che hanno relazione fra loro). Ci è sembrato, dunque, doveroso (e strategico) mettere in grado i fruitori di recepire forme di organizzazione reticolare o gerarchica, da utilizzare nel loro consueto lavoro di “sistemazione” delle informazioni, costruendo, per loro, adeguate mappe ipertestuali. In particolare per lo studente (o per il concorrente a pubblici concorsi) non si tratterà più di studiare e di sapere qualcosa per riferirlo ad un insegnante che già sa: il nostro intento è stato quello di organizzare una serie di informazioni, affinché fossero comprensibili, ben strutturate e motivanti per un destinatario autentico e critico. Nella redazione del testo è stata rispettata una specifica organizzazione del lavoro: a) per costruire l’ipertesto è stata assunta la logica delle mappe concettuali che richiedono, comunque, la capacità di saper circoscrivere l’area di ricerca, tenendo sotto controllo possibili espansioni dispersive, difficilmente riconducibili agli obiettivi prefissati (spesso il commento all’articolo o a concetti ivi presenti non è necessario data la loro chiarezza); b) nel predisporre il materiale, si è avuta cura di reperire i dati da più fonti per poi rielaborarli. Ad esempio anche i contenuti presenti in forma lineare nel codice e nei vari libri di testo, sono stati “smontati” e ricostruiti con una struttura reticolare; c) nella messa a punto del percorso operativo si è posta in evidenza, mediante la tecnica del brainstorming, una prima visualizzazione della mappa cognitiva (argomentario): subito dopo il §, la Sezione, il Capo, il Titolo o l’articolo di testa. In tal caso bisogna leggerne il contenuto prima di iniziare la lettura degli articoli che compongono la partizione. Il lavoro successivo di raccolta ed elaborazione delle informazioni consiste nel commento articolo per articolo: esso va a modificare progressivamente la mappa iniziale fino a determinare la struttura portante dell’ipertesto (input di motivazione, problematizzazione, verifica in itinere), grazie anche ai nostri wizard (aiutanti magici) ossia gli Esempi e la Giurisprudenza (che spesso funge anche da esempio concreto). Il commento risulta così uniforme, meglio assimilabile e non spezzettato (per scongiurare ulteriormente questa evenienza può verificarsi che una serie di articoli vengano commentati sotto un unico articolo non necessariamente “di testa”). Nel corso della trattazione di taluni argomenti, sono state prese in considerazione numerose normative di carattere speciale come nel caso della disciplina sullo stato civile, sull’adozione, sul matrimonio, sull’espropriazione, sul divorzio, ecc. Per ogni articolo vengono riportati: a) l’indicazione del numero, in neretto, seguita dalla rubrica dello stesso articolo, anch’essa in neretto; b) il corpo dell’articolo; c) le eventuali note di modifica, sostituzione, incostituzionalità o rinvio ad altre norme; d) il commento, all’interno del quale possono essere presenti rinvii concettuali o semplici; e) l’esempio, per far chiarezza su un
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