La legge sul risparmio e la riforma del 2006 dello Statuto della Banca d'Italia hanno posto rimedio ad anacronismi delle sue regole di governo, che furono fattore della crisi del secondo semestre 2005. Rimangono singolarit nell'organizzazione statutaria della nostra Banca centrale, che, nella revisione compiuta che dovr fare seguito alla prossima ridefinizione delle partecipazioni al suo capitale, devono essere conosciute nelle loro origini. Bonaldo Stringher scrisse nel 1928 che quell'organizzazione deriva dall storia della formazione originaria dell'Istituto, che risale alla finanza cavouriana. Per intenderla si deve partire da allora, e quindi dalle primissime radici, cio dalla Banca di Genova (1844), per poi passare attraverso le modifiche adottate, senza soluzione di continuit, fino ad oggi. Il disegno riformistico potr cos avere basi di maggiore intelligenza di quella che stata ed una delle leggende che sono belle del nostro Paese. Guido Carli scrisse nel 1963 che da noi l'evoluzione dell'Istituto di emissione, sia sotto l'aspetto giuridico, sia sotto quello funzionale, non ha seguito, ma ha coinciso e talvolta preceduto (...) la stessa evoluzione dalle condizioni di paese economicamente arretrato a quelle di paese economicamente progredito e che a onta delle innegabili difficolt che ne hanno contrastato il cammino, (...) l'Istituto ha sempre posseduto vitalit e capacit di adattamento a condizioni, politiche economiche e sociali, in continuo e spesso tumultuoso mutamento. La determinazione con cui la Banca d'Italia ha saputo incidere sulle anomalie delle precedenti regole di governo accende la speranza che si ripeta il suo tradizionale precedere l'evoluzione politica, istituzionale, economica e civile della Patria, che porti al superamento del desolante stato presente dei costumi degli italiani.