L’elenco è noto: cambiamenti climatici, perdita di biodiversità, inquinamento, accesso problematico alle fonti fossili e ad altre materie prime, crescita della popolazione e dei consumi... Si tratta di questioni connesse tra loro: se intendiamo risolverle, nei prossimi decenni dovremo trasformare radicalmente interi comparti della nostra economia. La buona notizia è che, nonostante la miopia di parte del mondo politico e le resistenze di alcuni settori industriali, è un processo che sta già avvenendo. L’avanzata delle rinnovabili e dell’efficienza mette in discussione il sistema energetico tradizionale, mentre il car sharing, le auto senza guidatore e altre forme di mobilità imporranno profondi ripensamenti al settore automotive. I LED stanno trasformando l’illuminazione, e si stanno diffondendo edifici che consumano dieci volte meno di quelli esistenti. Le nanotecnologie, la stampa 3D, la robotica e la biomimesi promettono di trasformare il settore manifatturiero...Alle innovazioni tecnologiche si affiancano modalità alternative nel fornire servizi e nel soddisfare bisogni. La sharing economy, la bioeconomia e la circular economy mettono in discussione il modello lineare basato sull’usa e getta, a favore di schemi circolari incentrati sul riuso, la riprogettazione e il riciclo. Queste trasformazioni non possono però prescindere da un ruolo attivo della politica. Le crescenti diseguaglianze sociali vanno affrontate utilizzando soluzioni “eretiche” come una tassa sui capitali, mentre l’aggressione al pianeta va fermata con strumenti di fiscalità ecologica, a cominciare da una carbon tax applicata nei paesi industrializzati.2 °C delinea un quadro complesso e in rapidissima evoluzione, e offre una motivazione universale, una delle poche che ancora resistono, cioè l’impegno per la sostenibilità ambientale del nostro pianeta. E contemporaneamente evidenzia straordinarie occasioni per i giovani, dalla cui inventiva potranno venire le soluzioni in grado di portarci fuori dalla crisi che ancora morde paesi e persone.