Novella ambientata in Ostuni, conosciuta in tutto il mondo come la Città Bianca, nella giornata di giovedì 23 giugno 2016…
Questo nuovo tentativo letterario di Giuseppe Palma è senza dubbio inquadrabile nella struttura narrativa della novella, quindi l’autore ha cercato – in breve – di raccontare una giornata qualunque vissuta da un giovane ragazzo del Sud Italia, laureato e disoccupato, che scopre la verità su quello che accade a lui e al suo Paese.
Ma, forse, non è proprio una giornata qualsiasi…
La novella pone anche degli interrogativi e cerca di fornire delle risposte: perché un giovane laureato non riesce più a trovare un’occupazione stabile e che si addica agli studi svolti? Perché non esiste più la possibilità di accedere ad impieghi che garantiscano un reddito stabile e dignitoso? Per quale motivo è necessario imparare l’inglese per andare a fare il lavapiatti a Londra o a Madrid? Perché i principi fondamentali della nostra Costituzione vengono continuamente stuprati da chi invece è pagato per difenderli? Quali sono le conseguenze di tutto questo? E cosa c’entrano l’euro e l’Unione Europea?
Il genere narrativo della novella, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, ha certamente lasciato spazio al racconto nelle sue più svariate forme (racconto breve, lungo o semplicemente racconto), ma Palma – con questo suo nuovo esperimento narrativo – tenta di riportare la novella al suo antico e glorioso posto nel panorama letterario nazionale. Vi riuscirà? Ai lettori l’ardua sentenza…
Sceneggiatura realistica inquadrata in una storia di pura fantasia. Nomi, situazioni, luoghi e personaggi sono puramente casuali, fatta eccezione per la cornice generale in cui si colloca l’intera novella.
Non manca, come sempre nelle opere narrative di Palma, un pizzico di “poesia”.
Per chi non lo sapesse, Ostuni è la città dove l’autore è nato e cresciuto prima di trasferirsi a Milano, ma questa storia NON è autobiografica.
Epilogo che fa riflettere.
L’immagine di copertina raffigura il dipinto “Ostuni” della pittrice pugliese Chiara Tota (di Corato), acquerello e china (48x17).