Nell'estate del 2007, annus mirabilis per gli sparatutto in soggettiva, irrompe sulle scene un videogioco destinato a ridefinire la natura stessa del genere. Rivoluzione, ma anche evoluzione: si tratta infatti del successore spirituale di quel System Shock 2 che aveva contribuito a riscrivere le regole di funzionamento e fruizione dell'FPS. Quel videogioco era Bioshock. Un FPS ibrido che, come System Shock 2, integrava elementi di gioco di ruolo ed avventura e lì proiettava su di una fantastica e iperdettagliata tela: la città subacquea di Rapture, con la sua archittetura affascinante. Bioshock e i suoi seguiti sono classici moderni, vere e proprie opere di epica digitale caratterizzate da una una testualità incredibilmente ricca, un'orgia di citazioni cinematografiche, artistiche e letterarie ma anche richiami a temi archetipici fondamentali, al mito e alla psicanalisi. Filippo Zanoli si accosta a Bioshock con un approccio metodologico aperto che ripercorre filogeneticamente la storia del first-person shooter e delle modalità di narrazione all'interno del genere, partendo dagli inizi. Dopo aver illustrato con dovizia di particolare il modus operandi di Levine e del suo studio di produzione, Zanoli propone una sinossi organica del primo e del secondo episodio.